La gestione di un canino incluso può essere una situazione complessa che necessita di un confronto tra ortodontista e chirurgo orale, come mostra il caso presentato da due giovani odontoiatri a Giovanni Evangelista Mancini, professore a contratto presso la Scuola di specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università degli Studi di Milano
Il canino superiore è il dente che, dopo il terzo molare, ha maggiore probabilità di rimanere incluso, con una percentuale che si attesta tra l’1 e il 5%, a seconda degli autori. L’inclusione canina è più frequente nelle femmine rispetto ai maschi, con un rapporto di 2:1 (Crescini A. Trattamento chirurgico-ortodontico dei canini inclusi. Edizioni Martina 2006) e solo nell’8% dei pazienti risulta essere bilaterale. L’inclusione del canino nel mascellare superiore è molto più frequente di quella a carico della mandibola, con un rapporto di 10:1. L’85% delle inclusioni mascellari risultano essere palatali (Ericson S, Kurol J. Radiographic assessment of maxillary canine eruption in children with clinical signs of eruption disturbanceces. Eur J Orthod 1986;8: 133-40).
L’elemento incluso è quel dente che rimane a livello intra-osseo dopo la fisiologica epoca di eruzione e che ha perso la propria autonoma spinta eruttiva.
I segni più indicativi di inclusione, valutabili tramite l’esame obiettivo, sono: la persistenza del canino deciduo in arcata e la ritardata eruzione del canino permanente oltre i limiti di età; la persistenza di un’area edentula dopo la perdita del canino deciduo; l’assenza della bozza canina o la sua presenza in sede ectopica. Una volta eseguito l’esame clinico, devono esser effettuati accertamenti radiografici che confermino o confutino la diagnosi clinica.
Gli obiettivi principali dell’esame radiografico sono: individuare la posizione, l’angolazione e la forma dell’elemento incluso, ricavare informazioni da correlare a un’inclusione dentaria, come elementi sovrannumerari, agenesie, riassorbimenti radicolari e, più in generale, i rapporti anatomo-topografici con le strutture e gli elementi dentali contigui.
Danilo Lucarelli
Odontoiatra specializzando presso la Scuola
di specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università degli Studi di Milano (Direttore: prof. Giampietro Farronato), UOC di Chirurgia Maxillo-facciale e Odontostomatologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda (Direttore: prof. Aldo Bruno Giannì).
Localizzare con precisione il canino incluso è di fondamentale importanza per scegliere le più adeguate opzioni ditrattamento (Jacob SG. Localization of the unerupted maxillary canine: how to and when to. Am J Orthod Dentofac Orthop 1999; 115:314-22) e questo è possibile con l’ausilio della Cone Beam Computed Tomography (CBCT) (Farronato G. Ortognatodonzia. Edi Ermes 2013).
La perfetta localizzazione dell’incluso, anche in modalità tridimensionale, aiuta il clinico a preservare gli elementi contigui. Nei pazienti in fase di crescita, se un canino è incluso ma ha una vis eruttiva (fase formativa della radice), con una posizione e un’inclinazione favorevoli, può erompere spontaneamente grazie a un trattamento intercettivo, ad esempio con l’espansione del palato.
Una volta effettuata la diagnosi, l’ortodontista deve capire se l’elemento incluso ha buone probabilità di erompere in arcata, una volta rimosso il fattore eziologico che ne determina l’inclusione, o se sarà necessario un trattamento ortodontico mirato.
La gestione di un canino incluso è quasi sempre una situazione complessa e necessita di una gestione multidisciplinare con il coinvolgimento e il confronto tra ortodontista e chirurgo orale.
“Si è presentata alla nostra attenzione”, raccontano Michele Manfredi Attardo Parrinello e Danilo Lucarelli, due giovani odontoiatri attivi presso l’UOC di Chirurgia Maxillo-Facciale e Odontostomatologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Università degli Studi di Milano “una paziente di 18 anni, in 1a classe molare e canina, con elemento 23 incluso.
La paziente era stata precedentemente trattata ortodonticamente per riportare l’elemento in arcata. L’errata diagnosi e pianificazione del trattamento aveva portato il collega a bondare il bottone per la trazione sulla superficie palatale della radice di 22, causando così un aumento incontrollato del torque e l’esposizione della radice stessa, con perdita di osso palatale”. Dopo l’analisi della CBCT, fanno sapere i due giovani clinici, è stato possibile valutare l’effettiva posizione del 23, che aveva la corona sovrapposta alla radice del 22 vestibolarmente. “Stabilita la vitalità dell’elemento 22”, spiegano i due odontoiatri, “è stato deciso di disincludere il 23 tramite un accesso chirurgico e trazione vestibolare.
La paziente è stata sottoposta a terapia multibracket (con prescrizione MBT) per un periodo di trattamento di 36 mesi. Questo ha consentito di portare in arcata l’elemento incluso e correggerne il torque negativo, dovuto alla trazione vestibolare, mantenendo la 1a classe molare e canina”.
È stata fatta la giusta scelta terapeutica, considerando la storia, il caso clinico e l’età della paziente?
L’uso di brackets self-ligating ha facilitato la terapia durante la trazione dell’elemento incluso? Un’ipotesi di trattamento con sostituzione implanto-protesica sarebbe stata una possibile alternativa?
E ancora, se il canino incluso fosse stato palatale, ci saremmo comportati seguendo lo stesso schema di trattamento? “Ci sono sorte queste curiosità studiando diversi casi clinici di pazienti con canini inclusi in una fascia di età più avanzata”, dicono Michele Manfredi Attardo Parrinello e Danilo Lucarelli.
“Così, abbiamo ritenuto opportuno e costruttivo”, spiegano, “rivolgere i nostri dubbi al dottor Giovanni Evangelista Mancini, vista la sua grande esperienza maturata negli anni in campo ortognatodontico e odontoiatrico”.
I fattori che condizionano la scelta terapeutica sono diversi, vanno conosciuti e a questi ci si deve rifare, senza dimenticare il grado di compliance del paziente, nonché le sue aspettative
“Pur non essendo quasi mai una scelta facile, e soprattutto non rientrando all’interno di confini ben definiti, la mia idea è quella di provare sempre a riposizionare in arcata il canino incluso, previo uno studio attento del caso e un’accurata analisi dei costi-benefici”, dice Evangelista Giovanni Mancini. “Il canino”, spiega, “è generalmente considerato un elemento insostituibile all’interno del cavo orale. Dal punto di vista funzionale, svolge un ruolo importante nei movimenti di lateralità. Anche dal punto di vista estetico ricopre un ruolo fondamentale sia per la sua forma caratteristica che per la rilevanza della sua proiezione sulla linea del sorriso o “smile arc” (Maiorana C, Grossi GB, Farronato D. La gestione dei canini inclusi: approccio chirurgico-ortodontico. Edizioni Sinergie, 2007). Proprio per l’importanza di questo elemento dentale, qualora venisse riscontrata diagnosi di ritenzione o inclusione, sarebbe indicato il tentativo di recupero (Risinger RK, Proffit WR. Continuous overnight observation of human premolar eruption. Arch Oral Biol 41:779-789, 1996). Quando si sospetta un’inclusione dentaria, per giungere a una diagnosi precisa, è necessario eseguire una dettagliata anamnesi, un esame obiettivo e un check-up fotografico e radiografico”. Nel caso di un’inclusione sfavorevole, fa notare Mancini, “non sarebbe una scelta logica estrarre un elemento sano e ben posizionato per intraprendere un trattamento ortodontico-chirurgico dell’elemento incluso.
“Un adeguato esame radiografico”, spiega, “è dirimente nella scelta dell’approccio chirurgico (palatale o vestibolare), come d’altro canto esistono diversi fattori che condizionano la scelta terapeutica, di cui si deve tener conto.